LA FIBRILLAZIONE ATRIALE

La fibrillazione atriale (FA) costituisce l’aritmia cardiaca, maggiormente, comune nel contesto della popolazione, con un’incidenza dell’1%, ed un incremento costante della prevalenza con l’aumentare dell’età.
La fibrillazione atriale è connessa a malattie dell’apparato cardiovascolare; in tal senso, ipertensione, aterosclerosi coronarica e vizi valvolari.
La fibrillazione atriale presenta una sintomatologia, generalmente, non specifica; palpitazioni, dispnea, dolore, astenia ed intolleranza alla sforzo, anche se, a ben vedere, in 1/3 dei casi la fibrillazione atriale non presenta sintomi.
La fibrillazione atriale determina un incremento significativo connesso al rischio di eventi ischemici; in tal senso, tale aritmia determina la formazione di coaguli di sangue che, potenzialmente, possono arrivare ai distretti cerebrali causando un evento ischemico.
Nell’ambito della fibrillazione atriale si verifica un’aritmia cardiaca sopraventricolare contraddistinta dalla perdita da parte degli atri di attività elettrica organizzata; in pratica, si va ad instaurare una contrazione non regolare, con la conseguenza del verificarsi un complesso di onde di depolarizzazione multiple.

 

 

I fattori di rischio legati alla cronicizzazione dell’aritmia possono essere schematizzati in:
Età avanzata;
-Incremento del diametro atriale sinistro;
-Ipertensione;
-Scompenso cardiaco;
-BPCO.

La fibrillazione atriale prevede un approccio terapeutico che ricomprende farmaci, cardioversione e ablazione; in tal senso, la terapia farmacologica prevede l’utilizzo di antiaritmici e anticoagulanti, mentre la cardioversione tende a ripristinare il ritmo normale, può essere effettuata mediante farmaci o impulsi elettrici.
L’ablazione costituisce una procedura che tende a isolare gli impulsi elettrici anormali.

La fibrillazione atriale è classificabile in:
Fibrillazione atriale di primo riscontro, nella condizione in cui l’aritmia è diagnostica per la prima volta;
Fibrillazione atriale parossistica, nella condizione in cui si interrompa, in maniera spontanea, in 48 ore o, al più, una settimana;
Fibrillazione atriale persistente, nella condizione in cui l’aritmia abbia una durata maggiore di sette giorni e, in tal senso, è richiesto un intervento terapeutico allo scopo di ripristinare il ritmo sinusale;
Fibrillazione atriale persistente, nella condizione in cui l’aritmia abbia una durata maggiore di 12 mesi;
Fibrillazione atriale silente, nella condizione in cui l’aritmia venga diagnostica successivamente ad una indagine elettrocardiografico o, comunque, manifesti una complicanza associata.

FONTE

Battigelli D., Brignoli O., Ermini G., Filippi A., Guillaro B., Giustini, S. E., … & Di Pasquale, G. (2013). Fibrillazione Atriale in Medicina Generale. Disease Management.

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